Cammino di Santiago

Cammino di Santiago

Non erano molti i programmi da realizzare in tempo di Covid ma molti ad essere pensati. Uno tra questi fu quello sul Cammino di Santiago.

Seppur idealizzato da diversi anni, sembrava non arrivasse mai quel momento migliore, quella stagione più adatta o quei tanti giorni disponibili per percorrerlo. Il Covid ha avuto tanti aspetti negativi, ma non ha ostacolato il nostro desiderio di partire appena i confini sarebbero stati riaperti di nuovo.

Finalmente quella che era solo l’idea del Cammino di Santiago si è potuta concretizzare dal 3 luglio del 2020. Questa è la storia della mia esperienza in cammino con mia figlia di 14 anni, con solo le nostre scarpe da trekking, uno zaino con il minimo indispensabile al suo interno, la credenziale e la conchiglia come simbolo del pellegrino.

La scelta fu quella di partire da Saint Jean Pied de Port, in Francia, percorrere il Cammino Francese fino a Santiago de Compostela e proseguire verso Finisterre per un totale di 860 Km.
Il nostro itinerario non prevedeva con certezza tappe fisse, proprio perché non sapevamo in quali condizioni di restrizioni e divieti avremmo trovato le regioni e gli albergues, ma eravamo molto fiduciose e proprio in quella fiducia abbiamo fondato la nostra certezza.

Insieme ce la faremo!”, fu il motto nel quale la riponevamo ogni nuovo giorno con la consapevolezza che alla sera avremmo comunque raggiunto un traguardo. Bastava avanzare il primo passo e a fine tappa diventavano mediamente 25/30 Km di passi. Passo dopo passo avanzavamo certamente, ma i piedi cominciavano a fare male fino a formarsi delle vesciche e il nostro zaino, nonostante pesasse circa 6 kg, alla fine del tragitto sembrava fosse aumentato di peso: in realtà era solo il peso della stanchezza.

Attraversare i Pirenei è stato il percorso più difficile per tanti aspetti: la pioggia, l’elevazione, l’inesperienza e il pensiero di quei 860 km che erano veramente tanti!
Nonostante il periodo Covid abbiamo incontrato molta gente a Roncisvalle, infatti tra i corridoi dell’albergue alloggiavano una novantina di persone. E’ questo, per molti spagnoli, il punto di partenza. Tanti come noi avevano approfittato della situazione per fare una vacanza alternativa, di prossimità locale; ma questa non era una vacanza, era “El Camino”!

Superati i Pirenei e la prima notte nell’albergue di Roncisvalle, ci sentivamo sollevate dai precedenti pensieri e sicure che non ci sarebbe potuta andare di certo peggio nei giorni successivi, infatti quella fu l’unica volta in cui abbiamo incontrato la pioggia. Se questo significasse essere visto come segno di buon auspicio non lo possiamo confermare ancora, perché di contro abbiamo trovato giornate particolarmente calde e assolate.

Inoltre, mentre per molti era naturale partire presto, quando ancora il sole doveva sorgere, noi eravamo spesso le ultime a lasciare gli albergues però, a differenza di altri, le nostre soste in cammino duravano poco e riuscivamo ad arrivare comunque presto assicurandoci un letto. A causa delle restrizioni Covid molti albergues erano chiusi e quelli aperti dimezzavano i posti letto disponibili.

Un altro fondamentale aspetto da considerare, poiché si dormiva in dormitori, fu quello di sperare che non ci fossero russatori tra gli altri pellegrini per avere un’adeguata quiete notturna e riposare bene. Non sempre la sorte ha agito a nostro favore, ma anche questo fa parte dell’esperienza.

Al di là di questi aspetti pratici il Cammino è molto di più. Bisogna camminare secondo i propri tempi e le proprie esigenze e provvedere a mettere nello zaino il sacco a pelo e qualche cambio, ma non deve mancare una ricca dose di fiducia, coraggio, determinazione e volontà. Fare questo percorso significa ritrovare un dialogo, non solo con il proprio corpo fisicamente parlando, ma anche con se stessi nello spirito e nell’ambiente che ti circonda, fatto di persone che ti sono affianco in quel momento e dello spazio che si presenta davanti alla vista.

Il bello del cammino è prendere coscienza di sé ascoltandosi e guardandosi senza filtri dentro. Mi auguro che ognuno almeno una volta nella vita avrà percorso un suo cammino personale e speciale; il mio è stato avere avuto affianco mia figlia, che si è completamente fidata di me e nonostante la fatica (perché a volte si sentiva veramente tutta) ha consolidato degli importanti valori grazie ad una forte determinazione, qualità che conta molto.

Il cammino è incrociare altre esperienze di vita e respirare tradizioni diverse che lasciano un segno dal quale trarre diverse lezioni. Chi si mette in cammino è già orientato verso una direzione, come in questo caso quella che la freccia gialla indica ad ogni incrocio. La realtà è che spesso questi segnali dentro di noi li perdiamo, invece non dovremmo farlo accadere così spesso. Quello che ho capito è che il senso del cammino non è propriamente raggiungere un posto in particolare, ma trovare altri motivi per continuare.

Non voglio raccontare niente di più per non condizionare nessuno nella decisione o meno di intraprendere questa avventura. Ognuno sarà libero di sperimentarlo come meglio crede, ma quello che posso consigliare è di prendersi i propri tempi, vivendo ed apprezzando ogni singolo momento con uno sguardo attento rivolto non in un posto in particolare ma soprattutto dentro di sé, poiché il traguardo è già nel primo passo e se ti lasci guidare con fiducia dalle tue sensazioni il resto lo fa “El Camino”!

Trascrivo le parole dello scrittore Antonio Machado dal quale ho trovato molta ispirazione.

Caminante, no hay camino, / Viaggiatore, non c’è cammino,
se hace camino al andar. / si fa il cammino camminando.
Al andar se hace el camino, / Camminando si fa il cammino,
y al volver la vista atrás / e volgendo lo sguardo indietro
se ve la senda que nunca / si vede il sentiero che mai
se ha de volver a pisar. / dovrai tornare a calpestare.

Siamo riuscite a percorrere 860 km in 30 giorni ed abbiamo attraversato città più o meno importanti, villaggi e tanti campi. Più volte siamo state incoraggiate da un cenno lontano di persone che stavano mietendo il grano, da qualcuno che ci affiancava ad un semaforo pedonale, oppure indirettamente dai nostri familiari e amici. Una grande ricchezza è aver incontrato persone come Patrizia, Miriam, Jakobien, Samuel e tanti altri, ai quali non abbiamo neanche chiesto il nome ma che hanno fatto parte di questa avventura.

Aver raggiunto la scogliera di Finisterre ed il paletto Km 0 è stato un grande traguardo ma continueremo a camminare!

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