Perché viaggiare con i figli?
“Il mondo è un libro, e coloro che non viaggiano leggono solo una pagina “.
Prendo spunto da questo famoso aforisma di Sant’Agostino per trattare l’argomento “viaggio” inteso come metafora della vita e la relazione che c’è tra un genitore e un figlio riguardo a questo tema.
Sostengo che al di là delle responsabilità genitoriali, oltre a provvedere ai bisogni materiali ed educativi dei figli, ci sia quello di accompagnarli verso la ricerca esterna di esperienze dirette per andare oltre le apparenze e descrivere nel modo corretto il mondo.
Il viaggio è inteso, quindi, come mezzo per la creazione di una propria identità personale, sociale e culturale. L’atteggiamento giusto per intraprendere ogni tipo di viaggio, sia fisicamente che mentalmente, è quello dell’essere consapevole, responsabile e soprattutto curioso. Quindi perché viaggiare con i figli?
In una società che cambia molto velocemente, in cui dobbiamo superare tutte le prove a cui siamo sottoposti, bisogna dotarsi di armi vincenti, come l’essere in grado di adattarsi e l’essere flessibili ai cambiamenti. Viaggiare è un’ottimo esercizio per sviluppare queste attitudini e cogliere il meglio dalle esperienze per trovare una dimensione ottimale e sentirsi cittadino del mondo. Si impara ad essere autonomi, aumenta l’autostima e ci si rende conto che il vero traguardo non è tanto la destinazione ma il viaggio stesso. Non importa quanto lontana sia la destinazione perché il viaggio inizia già muovendo il primo passo.
E’ una scuola in cui non si finisce mai di imparare, per questo è importante viaggiare con i figli fin da piccoli, per accompagnarli verso l’autonomia e aiutarli, mostrandogli in modo ampio il bello e il brutto, a trovare una collocazione pratica nel mondo reale.
Viaggiare significa soprattutto uscire da una comfort zone, o addirittura da abitudini sbagliate, per far sviluppare in loro la curiosità verso le novità, la tolleranza del diverso e l’adattamento all’imprevedibile. In questo modo offriamo loro la possibilità di leggere non solo una pagina di quel libro ma di viverlo direttamente.